Vorrei esprimere la mia
solidarieta’ ai responsabili del servizio per l’insegnamento di «Religione
cattolica» dell’arcidiocesi di Milano. Concordo con don Gian Battista Rota «La
comunicazione mandata sabato 8 novembre agli insegnanti di religione della
Diocesi di Milano da un collaboratore del Servizio Insegnamento Religione
Cattolica e’ formulata in modo inappropriato e di questo chiediamo scusa».
Non bisognerebbe mai dimenticare
le parole evangeliche di Matteo
(10,16-18) «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque
prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli
uomini, perche’ vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle
loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per
causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani».
Si potrebbe pensare a un
complotto ma, a mio parere, si tratta di semplice stupidita’ di un/una
insegnante che, per ignote motivazioni, ha reso pubblico un «semplice»
sondaggio all’interno del «portale IRC», piattaforma di servizio per la
formazione e l’aggiornamento degli insegnanti
di «Religione cattolica» dell’arcidiocesi di Milano.
Fuori contesto le parole usate nel messaggio del Servizio IRC risultano palesemente non rispettose della «Strategia nazionale LGBT
2013–2015», consultabile on line sul
sito www.pariopportunita.gov.it. Un’azione sconosciuta ai piu’. Come attestano le «Linee
guida per un’informazione rispettosa delle persone LGTB», pubblicazione che fa
seguito al ciclo di seminari di
formazione per giornalisti intitolati “L’orgoglio e i pregiudizi”, svoltisi
nell’ottobre 2013 a Milano (15), Roma (16), Napoli (19 e Palermo (22),
organizzati dall’UNAR in collaborazione con Redattore Sociale, con il
patrocinio dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Federazione nazionale
stampa italiana, delle amministrazioni comunali, degli Ordini regionali e dei
sindacati dei giornalisti delle citta’ ospitanti. «I seminari e le ... linee guida sono stati realizzati nell’ambito del
Progetto “LGBT Media and Communication”, finanziato dal Consiglio d’Europa, in
attuazione del Programma “Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento
sessuale e sull’identita’ di genere”, in linea con la Raccomandazione
CM/REC(2010)5».
Per chi non lo sapesse, LGBT e’
un acronimo che tiene insieme le parole lesbica, gay, bisessuale e
transessuale/transgender. «A volte
la sigla LGBT viene estesa con l’aggiunta di altre iniziali, per comprendere
anche la condizione intersessuale e il termine inglese “queer “(LGBTIQ).
Intersessuale e’ la persona che nasce con i genitali e/o i caratteri sessuali
secondari non definibili come esclusivamente maschili o femminili. Queer invece
e’ un termine inglese che significa letteralmente “strano”, “insolito”. Veniva
usato in passato in senso spregiativo nei confronti degli omosessuali, ma e’
stato ripreso in tempi recenti in chiave politico/culturale e rovesciato in
positivo da una parte del movimento LGBT per indicare tutte le sfaccettature
dell’identita’ di genere e dell’orientamento sessuale, rifiutando sia
tradizionali identita’ di genere (uomo/donna) sia la distinzione rigida degli
orientamenti sessuali (eterosessuale/omosessuale/ bisessuale)».
LGBT e’
il «termine-ombrello oggi piu’ apprezzato dalle comunita’ di individui che
rivendicano il diritto di esprimere liberamente la propria identita’ sessuale.
Puo’ essere utile, se ci si rivolge a persone che non conoscono le questioni
connesse all’orientamento sessuale e all’identita’ di genere, spiegare la sigla
in modo semplificato parlando di “persone omosessuali e transessuali”».
In estrema sintesi, non e’ stato
usato il termine LGBT in una comunicazione interna, non pubblica.
Colpa grave?
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